Valhalla Rising (di N. Refn, 2009)




“Forse solo il silenzio esiste davvero.” (Josè Saramago)

Il silenzio sembra essere nemico di quest’epoca. O forse il contrario: quest’epoca fatta di caos e rumore sembra aver deciso di fare a meno del silenzio e di quel che il silenzio porta con se: il vasto vuoto in cui potersi specchiare alla ricerca di se stessi.
Il silenzio è però, da sempre, sostentamento per l’arte. E’ tra le note che risuona il silenzio della musica jazz. E’ nel silenzio che risuonano più forti i versi di una poesia. E’ fatto di silenzio la letteratura e il cinema soprattutto, che nasce muto e che si è evoluto fino a sconfinare nel rumore. Non nel “suono”, badate bene, ma nel rumore.

Refn è un regista danese balzato sulla bocca fin anche degli stupidi con il suo ultimo film (il primo americano) “Drive”, attualmente nei cinema italiani. Un autore in grado di dare spazio nei suoi film al tanto amato silenzio, che sempre meno spazio trova nel cinema degli ultimi anni. Un silenzio che però urla tutta la sua rabbia ed esplode in insostenibile violenza. Come in “Valhalla Rising - Regno di sangue” (“Valhalla Rising”), film del 2009 presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival e fuori concorso alla 66° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Un uomo muto e senza un occhio è tenuto prigioniero da un gruppo di vichinghi chei lo lasciano uscire da una gabbia solo perché combatta contro altri guerrieri in cruenti scontri corpo a corpo. Nonostante le vessazioni cui è sottoposto, l'uomo appare invincibile.
Un giorno riesce a liberarsi dei suoi carcerieri: li uccide tutti tranne uno, il ragazzo addetto al suo sostentamento. I due vagano per le brughiere fino a incontrare un piccolo gruppo di vichinghi cattolici, intenzionati a recarsi in Terra Santa per combattere gli infedeli. Il gruppo inizia il viaggio in mare; presto una fitta nebbia impedisce loro di tenere la rotta. Quando la compagnia, piagata dalla sete, sembra spacciata, la nave avvista di nuovo terra. Ma il luogo raggiunto non è quello voluto, bensì una terra sconosciuta ed ostile.

"Si dice che i cristiani mangino il corpo del loro Dio e bevano il suo sangue. Ciò è abominevole!"

Valhalla Rising è quando l’estetica della violenza diviene spiritualità. Parte con una sequenza d’azione tra le più belle mai viste per assestarsi su ritmi lenti e riflessivi interrotti da sangue e urla. One-Eye, nome fittizio di un guerriero di cui non si conosce il passato, è votato all’odio e al sangue con cui laverà via l’onta della prigionia. Due sono le caratteristiche principali di questo personaggio, oltre l’apparente invincibilità: il suo unico occhio e il (volontario?) mutismo. One-Eye sembra quasi trovarsi su un piano esistenziale diverso da quello della gente che lo circonda. “E’ emerso dall’inferno”, dirà il ragazzino che lo segue ovunque, l’unico in grado di dar voce ai pensieri dell’uomo. Ed è lì che i cristiani pensano di essere finiti quando, quasi morti di fame e di sete, arriveranno su una terra selvaggia e a loro sconosciuta.
Non credo sia errato assimilare questo personaggio irresistibilmente fascinoso alla stessa macchina da presa, simbolo ricorrente in molto cinema europeo e non. Tutto il film in effetti sembra essere un richiamo ad un tipo di cinema che esalta il non detto e le immagini, l'interpretazione della voce interiore dell'opera, in cui le parole sono solo di contorno e rimangono promotrici di arcane rivelazioni, un cinema che mostra la violenza più estrema solo per bilanciare la bellezza e l’amore che esprime e che si concretizzerà in Valhalla Rising con lo splendido finale. Trattenere una lacrima o il disappunto sarà difficile per chi è riuscito a farsi trasportare dal film senza chiedersi il senso di questo viaggio.

“Se mente, perché lo segui?”

Valhalla Rising è un metaforico viaggio attraverso una terra selvaggia (immortalata perfettamente dalla bellissima fotografia di Morten Soborgper) che spingerà i viaggiatori a confrontarsi con i propri istinti, i propri egoismi e le proprie superstizioni; viaggio verso la terra promessa o il Valhalla (il paradiso dei guerrieri valorosi, secondo la mitologia vichinga) dove solo chi è in grado di leggere tra le righe e di specchiarsi in quel silenzio tanto temuto senza perdere la ragione, potrà arrivare. Non tutti sapranno capire il senso di tale viaggio.
Questa è forse l’opera più difficile e ambiziosa del regista danese a cui l’attuale “Drive” deve molto, soprattutto se pensiamo ai due protagonisti, figli di epoche diverse ma accomunati dalla stessa natura e dallo stesso amore, quello puro e vero verso un altro individuo, fino al sacrificio.
Di certo non è il lavoro più riuscito di Refn, troppo aleatorio e indefinito, ma probabilmente è il più personale e sincero. E basterebbe solo questo per farlo amare.


Commenti

  1. Al contrario di te quell'indefinizione è ciò che me l'ha fatto amare più di ogni altro film di Refn e mi dispiace che ora che è in bocca anche agli stupidi, come dici tu, nessuno se lo fila e tutti sono a parlottare solo sopra Drive e Bronson!

    Recensione fantastica! La citazione di Saramago iniziale tra l'altro sembra quasi scritta di proposito per questo genere di film!

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  2. Grazie per i complimenti alla recensione. Se dovessi dare un giudizio puremante di pancia (o di cuore) direi che questo è il film che amo di più -di Refn- dopo Drive. Probabilmente perchè questo è un film sopattutto di cuore, con tutte le imperfezioni che ne conseguono.
    La citazione me l'ha ricordata il film stesso... per la serie "quando l'arte chiama l'arte".
    A presto!

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  3. Va bene: uccidetemi pure ad asciate.Io Refn lo trovo scarso e Drive l'ho trovato patetico,malfatto e gia' stravisto...IMHO

    ...Ma su Valhalla Rising..vieni a farti due risate:

    http://cinematografiapatologica.blogspot.co.uk/2011/12/valhalla-rising-regno-di-sangue-2009-di.html?m=1

    ;)

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  4. Refn o piace o non piace, ci sta benissimo e meno male, che se piaceva a tutti sarebbe stato preoccupante ;) ho letto la tua /vostra recensione e l'ho commentata. Complimenti :)

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  5. Io e il Doc siamo diversissimi in gusti e stile e su di un film del genere,cosi' estremo' abbiamo deciso di enfatizzare la cosa.
    E credo che faremo la stessa cosa con Drive,ma scambiandoci i ruoli..

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